La psicoterapia Junghiana
La psicoterapia junghiana è un metodo di indagine del profondo. Prende in esame l’intera dinamica psicologica, passata, presente e futura nel senso della progettualità di vita, affinché sia completo lo sviluppo dell’Io.
I sintomi (nevrosi, disturbi psichici) sono visti come simboli manifesti di tentativi della psiche di arrivare a una nuova sintesi. I sogni stessi sono portatori di simboli, carichi a loro volta di significato e quindi elementi che possono trasformare l’interiorità del paziente (non il carattere).
È un trattamento adatto a curare la nevrosi in generale ed è un percorso idoneo anche per chi desidera indagare più a fondo nella propria psiche per scoprire le ragioni sotterranee di problemi, ansie, paure che possono manifestarsi anche attraverso sintomi come fobie o disturbi del comportamento alimentare.
La medicina psicosomatica
L’assunto della medicina psicosomatica è la stretta correlazione tra mente e corpo.
La psiche influenza e interagisce con il corpo e il corpo con la mente. Il corpo è un intero che racchiude tutto ciò che è importante per la vita di un individuo, mente compresa.
Ovviamente nel momento in cui si manifesta una malattia, prima di tutto bisogna far fare una valutazione diagnostica dal medico. La psicoterapia non è la sostituta della medicina. Un conto è implementare e sostenere, un conto è sostituire.
Le malattie psicosomatiche più comuni, ad esempio, sono l’ipocondria, che è un disturbo che manifesta la paura di essere affetti, ad esempio, da una patologia grave nonostante tutte le diagnosi mediche negative, e la somatizzazione e i disturbi da conversione che hanno in comune la presenza di disturbi apparentemente somatici, ma c’è una forte tendenza alla lamentela. E queste condizioni alterano i rapporti dell’individuo con il suo mondo circostante.
Il discorso non è che il problema che una persona porta sia falso o esagerato, ma magari potrebbe esserci una difficoltà o un’incapacità a vedere la relazione mente/corpo.
Il colloquio psicologico e la psicoterapia
È ormai risaputo che la relazione paziente-psicoterapeuta si basa sul colloquio e sul dialogo. La parola è il “farmaco”.
Non è certo una conversazione amichevole, ma un’interazione tra un soggetto che sta vivendo un determinato momento storico doloroso per il quale chiede aiuto, è un altro soggetto che è certificato, per il proprio percorso di studi e umano, a mettere a disposizione la sua conoscenza e la sua vita professionale, per raggiungere lo scopo per cui il paziente ha bussato alla sua porta.
Certo che l’ascolto deve essere attivo e soprattutto esente da qualsiasi tipo di giudizio, accogliente, comprensivo e rispettoso del dolore della persona che si ha davanti.
Cos’è la psiconcologia?
La psiconcologia è la disciplina si occupa delle conseguenze psicologiche causate da un tumore.
Quando quando una persona si ammala di cancro, le conseguenze psichiche coinvolgono l’individuo in tutte le sue dimensioni: individuali, sociali, professionali, affettive oltre, ovviamente, quella fisica.
Tutte le emozioni che scaturiscono da una diagnosi del genere (ansia, paura, preoccupazione, rabbia ecc.) sono naturali, però quando diventano continue, perseveranti e più dolorose, è il caso di chiedere l’aiuto di uno specialista psiconcologo. Anche la famiglia viene coinvolta dalla preoccupazione e dalla incapacità a gestire una situazione del tutto nuova perciò non è da vergognarsi a chiedere aiuto.